La crisi della scienza moderna

di Angelo Scopano, 9 Febbraio 2022 

1. COMUNICAZIONE

In questo articolo ci addentreremo in una questione di attualità che coinvolge quotidianamente tutte le società occidentali: a partire da Platone sino a tuə ziə che al pranzo di Natale ti racconta del complotto di Bill Gates, il 5G, il Covid e le case farmaceutiche. Parleremo di scienza, ignoranza ed opinioni, parleremo di te e di me analizzando i modi per vincere un dibattito scientifico e cosa stanno sbagliando comunità scientifica e scienziatз.

Il solco più grande che la pandemia di Covid-19 lascerà impresso nel terreno dell’umanità è quello dell’aratro dell’incomunicabilità. Mentre il Metaverso di Zuckerberg prende forma inaugurando il web 3.0 – quello della vita virtuale in tempo reale – estendendo i “limiti tecnici” delle relazioni umane, la comunicazione rimane un limite via via crescente.

Sintomo di tale inefficienza è la polarizzazione dell’opinione, evidente nelle democrazie più ignoranti che ci siano, come quella italiana o quella statunitense: quando non si è capaci di distinguere il grigio terreno di mezzo dai poli – bianco e nero, la convinzione vince, la comunicazione perde. Per evitare che il terreno diventi infertile, che tu sia miə ziə o unə scienziatə è necessario che tu smetta di porti al di sopra per avere ragione.

2. IL DIBATTITO SCIENTIFICO IN ITALIA

Si definisce dibattito lo scambio di messaggi tra due o più soggetti. Lo scambio di messaggi avviene attraverso la comunicazione. I processi comunicativi sono composti da un mittente, un destinatario, un messaggio ed un mezzo di comunicazione.

Si definisce una comunicazione efficace il sapersi esprimere con ogni interlocutore ed in qualunque situazione, in modo chiaro e coerente con il proprio stato d’animo, nonché esprimere il messaggio in modo che questo possa essere compreso. Per fare ciò è necessario tenere conto del cosiddetto “rumore di fondo”, ossia tutte quelle interferenze interne (emozioni, pensieri, paure) ed esterne (difetti tecnici del mezzo scelto, interferenze di altri mittenti).

Il sistema di informazione di massa è troppo efficace e spesso supera di gran lunga le abilità critiche del destinatario. Televisioni  e scienziati da schermo sono comunicatori molto abili che veicolano messaggi importanti dando troppo peso al proprio stato d’animo: lo fanno, cioè, in modo sensazionalistico. Il risultato è quello di generare nell’interlocutore domande, paura e quindi sfiducia colpendo la sua sensibilità.

Primo tip: l’ipersensibilità, come vedremo nei capitoli successivi, uccide il dibattito e devia il dibattito sociale su questioni personali: è il senso comune che deve prevalere nelle scelte quotidiane.

3. DIALETTICA: UNA QUESTIONE UMANA PER AVERE RAGIONE

Ma in che modo gli “uomini e donne di Scienza” si lasciano trascinare dal proprio stato d’animo? «Beh, ci sarà pure qualcuno di imparziale» – crederai tu dall’alto della tua sapienza.

Cosa è successo durante questa pandemia di Covid-19? Se per un attimo accantoniamo tutta la retorica moralista e farisaica su cui giacciono indisturbati i discorsi più ipocriti del sistema d’informazione sensazionalista, possiamo dire che la pandemia non ha cambiato veramente un granché. Piuttosto, ha esasperato alcune debolezze del nostro sistema come l’attenzione per la salute mentale pubblica, la solitudine, i buchi del servizio sanitario nazionale, l’esigenza di informatizzazione, la stabilità di sistemi politici e così via. Tutte quelle debolezze esistevano da prima dell’avvento della pandemia. Come dimostra l’imponente inchiesta di Report1, se l’Italia avesse stilato dei piani pandemici affidabili quando avrebbe dovuto, alcuni fattori non avrebbero subito alcuno stress.

Il sensazionalismo dell’informazione esisteva prima della pandemia. Da dove deriva questo sensazionalismo? Come si è concluso nel capitolo precedente, dall’ipersensibilità. Ma ipersensibilità a cosa? Ciò a cui sto facendo riferimento è la dialettica.

4. AVERE RAGIONE?

Dialettica è genericamente inteso come l‘arte di argomentare. La dialettica degenera nell’eristica quando si prescinde dalla verità o falsità di quanto si sostiene. Ciò che vediamo in televisione, vi pare più dialettica o eristica? A quanto pare, per l’essere umano è importante ottenere ragione; per quanto tu possa essere cinicə, mi dispiace ma coinvolge anche te. Non è una cosa che accade solo con lə tuə vicinə di casa: molti pensatori prima di noi si sono posti questa domanda. Thomas Hobbes scrive “ogni piacere dell’animo e ogni ardore risiedono nell’avere qualcuno, dal confronto con il quale si possa trarre un alto sentimento di sé” 2. Schopenhauer rinforza: “nulla supera per l’uomo la soddisfazione della sua vanità, e nessuna ferita duole più di quella in cui viene colpita la vanità, questa soddisfazione della vanità nasce dal confronto con altri, sotto ogni aspetto, ma principalmente in relazione all’intelligenza. Questa soddisfazione si verifica effettiva e molto intensamente nel disputare3.

In sostanza: andare in televisione e voler avere ragione parlando di Covid, vaccini e 5G deriva dalla nostra vanità, e chi tra noi non è così vanitosə, avrà sicuramente uno stratagemma per amarsi un pochino di più: un modo di avere ragione. Ad un cane non interessa, vi piscerà sul cancello per ragioni di dominio territoriale o al massimo proverà a sbranare un simile per competizione; di certo non dibatterà.

Secondo tip: non c’è nessuno di così imparziale. L’essere umano vuole avere ragione. Solo un libro del destino scritto da Dio potrebbe esserlo, se solo Dio non fosse stato inventato dall’uomo.

5. LA SCIENZA: IL SAPERE ASSOLUTO E LA RAGIONE

Sapere assoluto. Con due parole così cariche di significato è opportuno partire dal filosofo più popolare di tutti i tempi: Platone4. Egli provò a definire le caratteristiche di uno Stato Ideale nel quinto libro di Repubblica. In questo testo, sostiene che uno Stato debba essere governato da filosofə e per definire chi fossero lə filosofə, Platone elucubra sulla natura del sapere.

Qui, come un revisore di thevulgare ci ha fatto correttamente notare, va corretto un errore in cui siamo incappati. Si tratta di un errore che non è propriamente possibile correggere dal momento che insito nella maggior parte della storia filosofica. Il nostro revisore, filosofo di formazione, lo ha definito un aspetto aberrante. Noi parleremo di Parmenide come se egli avesse effettivamente scritto che cosa sia l’epistème: purtroppo no. Parmenide ha scritto il poema “Sulla Natura” concentrandosi sulla natura, non sul sapere umano e nemmeno su come vi si acceda. L’errore in cui facilmente s’incappa è la rilettura semantica attraverso le nostre categorie. Per correttezza lascerò stare le riletture su Parmenide.

In breve: Platone e, forse, come noi, ritiene che la scienza o l’epistème siano il luogo del sapere assoluto: ossia della conoscenza dell’intelligibile, delle idee eterne ed immutabili. Platone ammette una certa flessibilità nell’accesso alla conoscenza. Al polo opposto del sapere assoluto pone l’ignoranza, definita come totale mancanza di conoscenza, il non sapere nulla.  Filosofə è dunque colui che è capace di conoscere il bello, il giusto ed il grande in sé, trascendendo la percezione e la sensibilità.

Tra i due estremi vi sono le opinioni, dòxai, ossia l’opinione popolare, le credenze, le forme di conoscenza basate sull’opinione soggettiva che si basa sul percettibile – quelle che invece potremo interpretare come l’ignoranza sulla natura. La traduzione letterale di opinione è gnòme, dunque per comprendere cosa siano le dòxai dovete immaginarvi le varie discipline che si sviluppano sulla base del sapere. La dòxe è il luogo dove vengono relegate le visioni basate sulla percezione, il luogo che non possiede la certezza obiettiva della verità. La domanda che sorge spontanea è: chi è che possiede la certezza obiettiva della verità? Secondo Platone, forse, i filosofi, anche se pure lui si mostra scettico. Secondo me nessuno, solo la scienza, che però presenta un limite di incomunicabilità. Facciamo chiarezza.

6. PUNTI DI VISTA?

Dal greco epistème vuol dire sapere assoluto: è ciò che oggi definiamo Scienza, nel senso lato del termine. Infatti, il significato contemporaneo è diverso. Secondo Oxford Languages, Scienza è il risultato teorico delle operazioni del pensiero. Si tratta di un significato sicuramente più inclusivo ma che forse dimentica della scienza intesa come spazio epistemico: uno spazio assoluto, irraggiungibile. Infatti, la verità può essere oggettiva, una visione non lo sarà mai completamente. 

Per questo motivo quando un qualsiasi uomo proverà a spiegare un concetto, o farà con un linguaggio e  che sia esso matematico, fisico o in lingua, in una certa misura denatura la verità assoluta. Se pensate che nessuno ne abbia mai pensato a ciò, vi sbagliate. Wittgenstein, noto filosofo tedesco, non solo sostiene che il linguaggio sia un filtro alla verità ma che i limiti del linguaggio coincidano con i limiti della logica. 

Non è solo una questione di linguaggio ma anche di senso: è paradossale ma il semplice fatto che esista un dibattito nella comunità scientifica, o che sia sufficiente un modello più accurato per abbatterne di vecchi, è abbastanza per indicare che l’argomento del dibattito manca di verità assoluta. Se questo dibattito è poi esteso all’opinione pubblica democratica, ecco il risultato. Ritengo che il significato contemporaneo di scienza rischi di essere fuorviante per gli attori del dibattito pubblico.

Ora, supponiamo pure che questo luogo immaginario di sapere assoluto esista e si chiami Scienza, è necessario che l’essere umano, imperfetto e non onnisciente, si misuri con i propri limiti ed i propri mezzi: le convenzioni. La scienza fornisce un metodo logico di indagine del fenomeno ma per raziocinio è comunque sottoposto ad una settorializzazione basata su credenze, anche se sviluppate su modelli matematici infallibili.

Terzo tip: la verità assoluta non può essere in mano a niente e nessuno, nemmeno ad un linguaggio, in quanto convenzione, come la matematica.

7. GLI SCIENZIATI E LA PANDEMIA: SCIENZA O RAGIONE?

Per quanto incontestabili siano certe definizioni, è stancante che queste vengano assiduamente ripetute a supporto di tesi in sede di dibattito. «Ti brucia sentire la verità?» chiederebbe un tipico saccente – sì, la risposta è sì. Le persone odiano non avere ragione e se c’è una cosa che odiamo di più di non avere ragione è di essere colpiti nella vanità.

In L’arte di ottenere ragione, ricorrere a definizioni è uno dei metodi più rischiosi per ottenere ragione in dialettica. Infatti, attraverso questo modo ci si mostra vanitosi. Ciò apre all’avversario una lunga lista di metodi con cui poter contrattacare: ad esempio, il più famoso, l’Ultimo Stratagemma. Questo suggerisce di offendere sul personale l’interlocutore qualora una superiorità sia palese: un perfetto riassunto della maggior parte dei dibattiti avuti in vita. Secondo lo stratagemma n. 5/38, pare che sia più valido basarsi su premesse false per convincere un avversario in quanto poi è possibile dimostrare ragione ritrattandole. 

Ci siamo dunque sconvolti per la quantità di no-vax, negazionisti e terrapiattisti che si sono palesati negli ultimi decenni? Se fossimo stati un po’ più volgari, sinceri ed attuali, ce lo saremmo potuti aspettare. La pandemia ha messo in luce la mancanza di una verità assoluta, l’assenza di modelli validi per la gestione di macrosistemi complessi e la fallibilità dell’essere umano in quanto essere dialettico. Non fraintendetemi, sono un Chimico. Che sia necessario basarsi su evidenze scientifiche per sviluppare modelli è innegabile, ma è necessario comunicare la loro fallibilità, l’impossibilità di una visione oggettiva, l’assenza di soluzioni eterne ma la presenza di sole possibilità sperimentali. Presentarti come scienziatə o filosofə, impone di comunicare numeri, modelli e poi opinioni specificando su cosa si basi la tua credenza.