Sviluppo sostenibile: cosa ne sai veramente?

di Angelo Scopano, 6 Aprile 2022


I. LA DURA VERITÀ

Quante volte in una giornata senti parlare di sviluppo sostenibile, inquinamento, impatto ambientale? Negli ultimi anni, a causa della più che attuale crisi climatica, televisioni, radio, social, libri, pubblicità, amici e parenti ci espongono anche solo per un momento della giornata a tematiche inerenti alla sostenibilità. Aziende e venditori hanno iniziato ad abusare di parole come verde, sostenibile, bio, circolare, attuando quello che in inglese viene definito “green washing”, lavaggio verde, o “polishing the blazon”, lucidare il medaglione. Sostanzialmente, usano nomi nuovi perché più attrattivi per l’attività senza manco sapere che significa.

Lз più ignoranti tra noi non se ne rendono conto, lз più paranoichз radical pensano di poter salvare il mondo mangiando spaghetti di carote, firmando il referendum contro la caccia o buttando una buccia di banana nell’umido piuttosto che nel secco indifferenziato. E mentre lз più cinicз se la prendono con lз radical e viceversa, in questo articolo risponderemo alle seguenti domande: (1) sapresti definire “sostenibilità”? (2) Sai come l’umanità può lavorarci? A che livello si agisce? (3) Esiste un’idea concreta per un mondo più sostenibile? (4) Come stiamo agendo? 

Rispondendo a queste domande, ti garantiamo che questo breve ma intenso articolo ti darà gli strumenti per tirartela con lз tuз amicз.

II. I FONDAMENTI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Iniziamo col dire che la società che viene presa a riferimento per quanto riguarda gli studi sulla sostenibilità più recenti è quella occidentale, in particolare quella americana. L’ambientalismo infatti viene studiato attraverso il profilo evolutivo della corrente di pensiero statunitense. Va però detto che anche noi europei, avendo iniziato a basare i nostri paradigmi etici e quindi economici sulla sostenibilità, stiamo sviluppando un’importante cassetta degli attrezzi, know-how. Sostenibilità è una parola corposa: per questo soggetta ad abusi frequenti. Genericamente, secondo Oxford Dictionary, identifica “qualcosa che può essere supportato”. 

Il concetto di sviluppo sostenibile viene utilizzato significativamente per la prima volta nel 1980 nel documento World conservation Strategy del IUCN (Internation Union for Conservation of Nature): il comitato internazionale per la conservazione della natura. Ma l’utilizzo che rimane più noto è quello del Rapporto Brundtland del 1987 Our common future: un documento stilato dalla WCED (World Commision on Environment and Development) dalle Nazioni Unite. Differentemente da quanto accade in passato, il concetto diventa antropocentrico e non più allocentrico. 

III. QUESTIONE DI DEFINIZIONE

Con sviluppo sostenibile si identifica lo sviluppo che consente di soddisfare i propri bisogni senza compromette la possibilità alle generazioni future di soddisfare i propri.

Prendendo come riferimento l’evoluzione dell’ambientalismo statunitense, è possibile notare la trasformazione di una iniziale visione prettamente naturalistica, politicamente indipendente e conservazionista in una visione interdisciplinare, istituzionalizzata e proattiva.

La sfida dello sviluppo sostenibile ora si basa su tre pilastri: Società, Ecologia ed Economia. I mezzi aggreganti per questi mattoni sono la cultura, intesa come substrato culturale e know-how delle popolazioni locali, e la governance, intesa come modello di governo ed amministrazione. 

Ma… che senso ha avere un impatto ambientale nullo se deve essere necessario vivere in povertà e sfruttati? Oppure, che senso ha vivere in una società estremamente accomodante, tollerante ed inclusiva se il prezzo sono devastazione ambientale e diseguaglianze sociali?

IV. A CHE LIVELLO AGIRE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE?

Se esistono soluzioni ai dubbi che vi siete appena posti tenete conto che gli ingredienti che servono per trasformare le idee in fatti sono cultura e modelli governativi. Ma a che livello si agisce? Beh, dipende dal problema. O forse no? Come vedremo fra poco, ogni problema coinvolge livelli diversi.

Facciamo un esercizio mentale: vi chiedo di pensare ad una situazione reale nella quale ritenete che uno dei pilastri della sostenibilità sia molto negativamente turbato. Basatevi pure sulla vostra sensibilità, non abbiate paura di pensare a sciocchezze. Ora che avete chiaro questo disagio iniziate a pensare ad almeno tre soluzioni diverse che provereste ad attuare per attenuare o eliminare il disagio. Fatelo. Vedrete subito che: o la soluzione ha interazioni con gli altri due pilastri, o quantomeno mostra un’interazione a più livelli con le persone coinvolte nella vostra misura risolutiva. L’entità delle interazioni è determinata dalla cultura degli individui della popolazione, mentre la gestione di queste dipendono dal modello di governance

Il modello più efficace studiato dallз scienziatз socialз è la così detta governance multi-scalare. Ossia, un governo caratterizzato da diversi livelli di amministrazione che vengono idealmente resi orizzontali (assumono la stessa importanza) grazie all’introduzione di un meccanismo di riscontro positivo e responsivo. Per capire quanto sia difficile realizzare qualcosa del genere, provate a pensare ad una qualsiasi situazione ove si riportino ingiustizie ed analizzatene le cause. Alla base se ne identifica una principale: il guadagno. Un compito dellз scienziatз della sostenibilità, prima ancora di indentificare le interazioni tra i vari livelli di amministrazione, è anche quello di essere in grado di effettuare valutazione per dimostrare correlazioni tra le cause e gli effetti. Esempio: come dimostrare che l’assenza di benessere delle popolazioni indigene, la diffusione di malattie animali ed esaurimento delle risorse siano un sintomo di sfruttamento intensivo di terra e acque ai fini di guadagno? È colpa del governo nazionale, deз cittadinз o di una multinazionale?

IV. SOSTENIBILITÀ È POLITICA: MI DISPIACE

Per rispondere alla terza domanda (esiste una sola idea per un mondo più sostenibile?) è necessario ricorrere alla scienza della gestione: quella politica. Il succo di ciò che diremo nel capitolo è riassunto nel titolo: questo ci sta sostanzialmente dicendo che non esiste un modo unico per “essere sostenibili”, contrariamente a quello che generalmente si pensa.

Bill Hopwood, uno scienziato della sostenibilità, nel 2015 ha pubblicato un lavoro pionieristico nel campo delle scienze sostenibili. In questo articolo fornisce un metodo per mappare i vari approcci alla sostenibilità. L’oggetto dello studio è quello di inquadrare uno spazio di dibattito sullo sviluppo sostenibile. La colonna portante di questo lavoro si basa sulla classificazione delle varie ideologie secondo i loro gradi di interesse ambientale ed equità. Costruendo un grafico immaginario è possibile posizionare le diverse ideologie ed identificare uno spazio di dibattito solo all’interno di una fascia mediana che abbia per oggetto gradi intermedi di ecologia ed equità. Cosa emerge di così importante da questo studio?

V. LA MAPPA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Essenzialmente due aspetti possono essere estrapolati.

VI. CHE SI FA?

Se siete giuntз fino a qui avrete certo almeno un’idea della complessità dello sviluppo sostenibile. Per riconoscere gli impostori o verificare la loro affidabilità si fa riferimento all’organizzazione sovranazionale per eccellenza: l’Organizzazione delle Nazioni Unite – ONU o UN. Che piaccia o meno, sono le organizzazioni sovranazionali a promuovere dibattiti sulla sostenibilità. Ed in questo senso, l’ONU è stata la principale promotrice del dibattito ambientale istituzionalizzato.

Risale al 1992, molto tardi, la prima conferenza sul clima: Rio 1992. Le misure risultanti, tra cui il famosissimo Protocollo di Kyoto, sono riassunte nel così detto UNFCCC o più semplicemente, Accordi di Rio. Queste misure consistono in impegni limitanti che alcuni stati decidono di assumere: in sostanza provvedimenti politicamente significanti ma legislativamente scarsi. Due esempi sono:

VII. I TENTATIVI 

Una misura sostanzialmente importante fu invece l’istituzione di incontri periodici sullo sviluppo sostenibile che vennero nominati con la sigla COP (Conference Of the Parties). Inoltre, ciò che l’umanità iniziò a comprendere è che la battaglia climatica risiede nelle coscienze degli individui e quindi dei singoli Stati. In parole povere, fino a che gli esseri umani potranno continuare a trarre profitto ed inserirsi in logiche di potere sarà molto difficile che l’ONU, o qualsiasi altro ente sovranazionale, riesca ad imporre misure realmente efficaci. Il modello di amministrazione proposto da Rio ‘92, infatti, non è un modello sostenibile perché pecca di multi-scalarità. Inizia però un processo di dibattimento che ci ha condotto sino alla COP 26 di Glasgow nel 2021 – al link la cronologia e gli argomenti delle COP.

L’evento più diplomaticamente significativo si identifica con COP 15 nel 2015, comunemente conosciuta come Conferenza sul clima di Parigi. Ma il 2015 fu un anno chiave per l’Assemblea Generale in quanto oltre ad aver raggiunto un patto sul clima, entrò in vigore l’Agenda 2030 e furono introdotti i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – o SDGs (dall’inglese, Sustainable Development Goals). Si tratta di 17 obiettivi che chiunque, cioè associazioni, aziende, governi, ricercatori, persone possono applicare nel loro campo. Identificare gli obiettivi coinvolti o a cui poter lavorare, verificarne le interazioni positive e negative con altri obiettivi, comunicare l’intento sostenibile è un lavoro che spetta sempre di più allз specialistз della Sostenibilità, professioni emergenti in tutti i settori. Ovviamente, idealmente tuttз dovremmo esserne interessatз: dalla tua datrice di lavoro al tuo professore che propone una tesi.

Il dibattito internazionale è ricco di screzi diplomatici tra le varie potenze ma, considerando la corrente situazione climatica, anche la sostenibilità sta diventando capace di fornire un valore economico aggiunto alle risorse ed ai prodotti. Stiamo mettendo alla prova il nostro sistema economico: il valore aggiunto sarà tale da compensare le logiche finanziare? Se sì, sarà forse troppo tardi? Dicci cosa ne pensi.


Bibliografia e fonti

Parra C, Moulaert F. Why Sustainability is so fragilely “social”. Strategic Spatial Projects. 2011;(08):163-173

Mehmood, A. and Parra, C. (2013). The international handbook on social innovation

Hopwood B, Mellor M, O’Brien G. Sustainable development: Mapping different approaches. Sustainable Development. 2005;13(1):38-52. [da linkare doi:10.1002/sd.244]